Esperti e istituzioni a confronto su priorità, sinergie e strategie per rendere la ricerca europea più competitiva e accessibile, tra transizione politica e nuove sfide globali.
Nell’ambito dell’evento APREdialogue sul tema del futuro programma quadro FP10, esponenti chiave della Commissione Europea e del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), insieme a esperti italiani del settore della ricerca e innovazione (R&I), hanno discusso il futuro delle politiche europee in materia di ricerca. L’incontro ha esplorato le opportunità e le sfide della nuova programmazione, con un focus sull’integrazione tra competitività, ricerca e innovazione.
Verso una nuova Commissione e il futuro della R&I in Europa
Massimiliano Esposito della DG RTD (Commissione Europea) ha aperto la discussione descrivendo il contesto di transizione politica che caratterizza l’attuale fase europea: con la nomina di un nuovo Parlamento e di un nuovo collegio della Commissione Europea, si preparano le basi per il prossimo quadro finanziario pluriennale, previsto per metà 2025. Questa nuova programmazione punta a rafforzare il ruolo della ricerca e innovazione come pilastri fondamentali per la competitività europea, riprendendo le raccomandazioni del Rapporto Draghi, che sottolinea l’importanza strategica della R&I per la prosperità economica.
L’allineamento del MUR alle politiche europee di R&I
Francesca Galli del MUR ha evidenziato come il ministero si impegni a integrare le linee guida europee puntando su una collaborazione stretta tra ricerca pubblica e privata, rafforzando il cosiddetto legame “R2B” (Research-to-Business). Il MUR ha l’obiettivo di potenziare il coordinamento tra gli attori nazionali della ricerca e innovazione, in modo da sviluppare politiche efficaci e allineate con l’evoluzione tecnologica, fondamentale per la competitività del Paese.
Il ruolo di APRE e le sfide di FP10
Andrea Ricci di ISINNOVA, presidente del Comitato Scientifico di APRE e coordinatore del gruppo di esperti “Verso FP10”, ha riassunto il documento di lavoro pubblicato da APRE su FP10, frutto del dialogo con la comunità scientifica italiana. Il documento offre un’analisi sulle priorità e fornisce suggerimenti pratici per rendere FP10 più efficace. Ricci ha sottolineato l’importanza di preservare la continuità del programma, migliorando al contempo la capacità dell’Europa di tradurre le eccellenze scientifiche in innovazioni industriali e commerciali, un’area in cui il continente ha ancora margini di miglioramento.
Sinergia e collaborazione tra pubblico e privato
Galli ha richiamato l’attenzione sulla necessità di adottare un approccio sinergico nella governance della ricerca, con un focus sulla collaborazione tra pubblico e privato. Il Ministero, infatti, intende proseguire l’impegno per facilitare le sinergie tra il PNRR e le iniziative europee in materia di R&I, mirando a creare una strategia complessiva che valorizzi le competenze italiane e promuova il talento locale nell’ambito della ricerca applicata e dell’innovazione industriale.
Semplificazione e attrattività del programma quadro
Esposito ha insistito sull’importanza della semplificazione nell’accesso ai fondi di ricerca europei. La collaborazione promossa dal programma quadro tra centri di ricerca e Stati membri ha elevato la qualità della ricerca europea, ma è necessario rendere il processo di accesso ai finanziamenti più agevole per mantenere alta l’attrattività del programma. Questo obiettivo è in linea con le indicazioni della Presidente von der Leyen, che invita a una governance più snella e accessibile.
Il futuro di FP10 e la necessità di una visione strategica
Tutti i relatori hanno concordato sull’importanza di mantenere e potenziare la collaborazione tra gli attori della R&I europea, sfruttando le sinergie e semplificando le procedure per facilitare l’accesso ai fondi. FP10 dovrà continuare a incentivare i progetti collaborativi e creare fiducia tra gli stakeholder, evitando frammentazioni che potrebbero indebolire il sistema. La nuova programmazione sarà dunque un’occasione per rafforzare la capacità competitiva dell’Europa, mantenendo alta la qualità e la rilevanza della sua ricerca scientifica e tecnologica.